Lo scopo della scuola è quello trasformare gli specchi in finestre..

lo scopo della scuola

Lo scopo della scuola è quello trasformare gli specchi in finestre, come diceva S.J.Harris. Sta a noi, adesso, non chiuderle e fare spazio in mezzo al caos

Ad una settimana dalla ripresa della scuola (forse), noi mamme siamo ancora qui a chiederci come, quando, perché, in quale assurdo modo, quale sia davvero lo scopo della scuola.

Dopo la prova con la materna, adesso ci aspettiamo di rivedere i nostri bambini tra i banchi della scuola, a guardare in faccia il loro diritto essenziale, primario, più importante.

Ma non ci sembra proprio che tutto stia andando come dovrebbe.

lo scopo della scuola Lo scopo della scuola

Mentre assistiamo agli slittamenti delle riaperture in varie regione, per i quali posso essere minimamente d’accordo solo nei casi in cui la Regione in questione basi la sua esistenza essenzialmente sul turismo, stiamo ancora navigando a vista sul modo in cui potremmo rientrare a scuola e, soprattutto, sul quanto.

Una febbre, un raffreddore e tutti a casa!!! In quarantena di nuovo!!

E’ questo che ci aspettiamo dall’istituzione principe di un Paese che fa della cultura il suo pilastro fondante?

Questo è ciò che vogliamo per i nostri bambini, per i nostri ragazzi che sono già lontani anni luce dall’istruzione come la intendevamo noi e che oggi sono incitati alla “distrazione” già in mille modi?

E’ questo che vogliamo che ci prometta un governo alla deriva che cambia opinione ogni cambio di vento e che non trova, ormai da mesi, il capo del nodo, né economico, né tantomeno, culturale?

IO PROPRIO NO!!! E so che nemmeno tu.

lo scopo della scuola

La scuola che non si sa…

E mentre la Ministra Azzolina afferma e assicura: “Nessun rischio per l’apertura dell’anno scolastico il 14 settembre”, noi ci troviamo carichi di dubbi e di incertezze.

Perché non è solo per i nostri figli che siamo preoccupate, è anche per una fetta importante di “forza lavoro” che, in caso di nuova chiusura improvvisa delle scuole, deve per forza arrestarsi.

E con questo non voglio dire che, in caso di necessità estrema, si debbano prendere misure estreme, dico solo che ci stanno abituando alla paura, all’incertezza, al “non si sa” anche quando la situazione non è poi così estrema.

Abbiamo bisogno di tornare un pò alla normalità, nelle aule, davanti ai maestri e professori che, senza paura, continuino ad insegnare la storia mentre la stanno vivendo e anche un pò scrivendo.

E l’incertezza delle notizie che ci arrivano, dalle istituzioni e dalle regioni, corre, ormai da mesi, nella direzione opposta.

Abbiamo necessità di chiarezza, di risposte, di un modo che sia definitivo per come fare. E lo so che, in questa situazione, non è facile, per niente facile, ma è quantomeno doveroso verso i nostri figli. Verso coloro che hanno perso, per più di tre mesi, la libertà, l’opportunità di essere spensierati e di passare il tempo dove avrebbero dovuto passarlo.

La scuola e il coronavirus

La scuola e i suoi doveri

E io credo che la scuola abbia prima di tutto il dovere di insegnare ai nostri figli che non c’è paura quando c’è la conoscenza, che non c’è incertezza quando si può delineare un confine, che non esiste una forza così intensa, così profonda, così malvagia, da fermare i loro sogni. Nessuna.

E allora chiedo a chi può e a chi deve di fare qualcosa. Adesso. Non domani.

Chiedo, e tutte noi mamme lo chiediamo, di far sentire i nostri figli al sicuro, di riaprire i loro tetti, di spalancare i loro contorni e davvero di “trasformare gli specchi in finestre”.

Adesso.

E questo non significa fare tutto “a caso”, significa provare a rispettare i diritti degli alunni e di tutti i nostri figli, oltre a quelli igienici e di sicurezza.

E in un momento nel quale non è ancora stabilito niente di chiaro e si dice che “è difficile stimare al momento quanto la riapertura delle scuole possa incidere su una ripresa della circolazione del virus in Italia”, siamo davvero allo sbando.

Sono gli esperti, infatti, che comunicano:

“In primo luogo  non è nota la trasmissibilità di SARS-COV-2 nelle scuole. Più in generale, non è noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano SARS-COV-2 rispetto agli adulti”.

E allora cosa fare? Cosa fare in caso di casi accertati, di non casi, di quasi-casi.

Non si sa bene del tutto. Si sa solo, a grandi linee, cosa fare di fronte a uno studente che presenta sintomi del Coronavirus e che si trova a scuola.

Lo riscrivo parola per parola, per essere certa che non sfugga nulla.

“Ad essere attivati saranno il referente scolastico, i genitori, il pediatra di libera scelta o il medico di medicina generale e il dipartimento di Prevenzione.

Le raccomandazioni prevedono che lo studente venga isolato in un’area apposita assistito da un adulto che indossi una mascherina chirurgica e che i genitori vengano immediatamente allertati ed attivati. I genitori si dovranno occupare di riportare l’alunno a casa e poi di contattare il pediatra di libera scelta o medico di famiglia, che dopo avere valutato la situazione, deciderà se è necessario contattare il Dipartimento di Prevenzione (DdP) per l’esecuzione del tampone. In caso di positività del test, il DdP competente condurrà le consuete indagini sull’identificazione dei contatti e valuterà le misure più appropriate da adottare tra le quali, quando necessario, l’implementazione della quarantena per i compagni di classe, gli insegnanti e gli altri soggetti che rientrano nella definizione di contatto stretto. La scuola in ogni caso deve effettuare una sanificazione straordinaria.

Fra i compiti degli istituti il documento prevede anche il monitoraggio delle assenze, per individuare ad esempio casi di classi con molti alunni mancanti che potrebbero essere indice di una diffusione del virus e che potrebbero necessitare di una indagine mirata da parte del DdP.”

Ecco, appare tutto una questione di responsabilità.

lo scopo della scuola coronavirus 2

La scuola al tempo del coronavirus

Uno scaricabarile infinito che passa dalla scuola all’adulto “scafandrato” (perché chi si occuperà del bambino non avrà solo la mascherina) che spaventa e che assiste il presunto infetto, dal genitore, al pediatra.

E scommettiamo che nessuno di questi se la vorrà mai prendere la responsabilità? Scommettiamo? E scommettiamo che i nostri figli con 37,5 di febbre staranno a casa ogni volta 15 giorni? E scommettiamo che dopo il primo tampone, pratica non delicata, si rifiuteranno di farne altri ogni volta che avranno il raffreddore? Scommettiamo? E scommettiamo che sarà il caos ai primi segni di influenza (influenza, non coronavirus)? E scommettiamo che sarà il delirio specialmente negli asili e nei nidi?

No dai, non scommettiamo, che so che lo sai.

E che fare? Io non lo so.

So solo che avrei bisogno di un pò di chiarezza, di uno sforzo in più, di un aiuto a noi famiglie che siamo state lasciate in balia degli eventi per troppo tempo.

Vorrei poter parlare con mia figlia, che è oggi più che mai piena di domande, e vorrei rassicurarla, farle vedere quelle finestre enormi della sua scuola e poterle raccontare che potrà ancora vedere fuori, potrà ancora sognare e impegnarsi per diventare una donna sicura, capace, con i mezzi necessari per vedere chiaro in ogni cosa.

E questi mezzi non possono essere trovati solo in famiglia, devono essere spiegati nelle scuole. Adesso. Prima che sia troppo tardi.

E non ce ne frega di indossare la mascherina o no, non ce ne frega di parole, di promesse, di costanti prese per il culo, ce ne frega di fatti, di date, di impegni seri per portare avanti la scuola comunque, in qualsiasi modo e a lungo termine, anche con un virus maledetto che, in un modo che non voglio affrontare qui, perché ognuno si è fatto un’opinione e la mia forse, è un pò eccessiva, ha comunque cambiato il mondo.

lo scopo della scuola coronavirus 2

La scuola e il coronavirus

E perché ci sentiamo presi in giro?

Perché si è perso di vista lo scopo.

Lo scopo della scuola che è quello di educare i nostri figli a diventare cittadini aperti, responsabili e onesti, coscienti di sé e della società in cui vivono. E questo non può essere loro negato. Mai.

Perché l’educazione, i genitori lo sanno bene, non si impartisce a parole, ma con i fatti, proponendosi come modelli positivi per i figli. E il modello positivo, in questo momento, è, anche e soprattutto, la scuola,

E non si sceglie per l’educazione sulla base dell’interesse, ma solo per quello che è meglio per i bambini.  I nostri figli invece hanno imparato negli ultimi mesi che il denaro e l’immediato interesse personale sono la guida per le decisioni di chi è responsabile della loro educazione.

Sono stati aperti ristoranti, discoteche e luoghi di ritrovo di tutti i generi, mentre solo sulla scuola si è abbattuta la scure del censore. La scuola, dove gli alunni siedono ciascuno nel suo banco, anche se sprovvisto di rotelle, è stata sacrificata in virtù di non si sa quale prudenza. Si sa, tuttavia, che con la cultura non si mangia. I libri non si possono cucinare. La mente aperta è difficile da governare.

E adesso non lo possiamo più accettare.

E non solo abbiamo bisogno di sapere che tutto riprenderà, ma abbiamo la necessità di poter pensare che questo tutto non si arresterà al primo starnuto. Perché i nostri bambini e anche noi tutti, abbiamo bisogno di certezze, di qualcosa su cui contare davvero, almeno per un pò di tempo.

E perché ho la netta sensazione che questa nuova ondata di contagi, questa nuova apertura sulla paura, sia il preludio per una nuova chiusura. Non delle attività, quelle no, non sarebbe possibile chiuderle di nuovo, non con gli aiuti del nostro caro governo con i quali ci siamo sentiti davvero “in salvo”. Intendo la chiusura di chi può comunque permettersi di stare a casa: i nostri bambini.

E allora proviamo a rimanere uniti almeno su questo. Almeno sul rispetto e il futuro dei nostri figli.

E speriamo, alla fine, che Santa “Lucia” sia davvero il giorno più corto che ci sia.

lo scopo della scuola Azzolina

Ci rivediamo a scuola. Forse. E finché dura.

Pic source: Google.

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