Condé Nast chiude, tra gli altri, Vogue Bambini, è una nuova era

Conde Nast chiude Vogue

Condé Nast chiude Vogue Bambini, l’universo Vogue implode, che cosa è successo?

Condé Nast chiude Vogue Bambini e tutte le altre testate di Vogue Italia, salvo la principale.

Ci sono momenti nei quali rifletto a lungo prima di scrivere. Poi mi accorgo che non posso e non voglio esimermi. Sono pagine di storia che si scrivono e, io, in quanto coinvolta, ho bisogno di dire la mia.

E, visto che sono proprio coinvolta, ho chiesto l’aiuto di Valentina Nardi che tante volte ha scritto per questo blog di moda bambino. Tante volte, poi, ha cercato di dare la sua versione oggettiva di quello che ci circonda.

Oggi lei ha scritto per me, per te, per tutti noi che non possiamo far finta che non sia successo niente e che una nuova era si sia definitivamente aperta.

Grazie Vale.

Conde Nast chiude Vogue

Condé Nast chiude Vogue

L’universo Vogue sta implodendo e noi possiamo solo assistere attoniti. Così come attonita è la stampa ed il web. Nessun commento, nessun post. Solo qualche accorato strillo di dolore su Facebook, da parte di quelle giornaliste che nell’universo Vogue avevano vissuto finora.

La notizia è riportata dal quotidiano online Lettera 43. Le altre testate tacciono perplesse e addolorate.

Ma come siamo arrivati a tutto questo, come succede che Condé Nast chiude Vogue Bambini e le altre testate secondarie? Il grande Indro Montanelli sosteneva che gli Italiani fossero un popolo di contemporanei, immemori della storia e privi di una visione del futuro.

Tutto questo è stato forse profondamente vero negli ultimi mesi a Vogue.

Condé Nast chiude un po’ di Vogue

Dopo la scomparsa della compianta Franca Sozzani, il suo posto ambitissimo è stato di Emanuele Farneti. Chi sono questi due personaggi che, nel bene o nel male, hanno deciso le sorti del giornalismo di moda e della moda stessa negli ultimi anni?

Franca Sozzani era una giornalista italiana di moda. Proveniva da studi superiori classici ed era laureata in lettere e filosofia, con una tesi in filologia germanica. Aveva iniziato la sua carriera proprio a Vogue Bambini, che esiste dal 1973.

Dal 1988, fino alla sua scomparsa, diventa direttore di Vogue Italia, che accompagna in una crescita esponenziale, fino a raggiungere, se non a superare, la fama e la popolarità della rivista madre, Vogue USA, guidato dalla celeberrima giornalista Anna Wintour.

Franca è una giornalista vera, dotata di memoria storica e di una visione concreta del futuro. Raggiunge il culmine della sua carriera con il famoso Black Issue, nel Luglio 2008, ristampato per ben tre volte. Sarebbe riduttivo considerarlo solo il numero con le modelle di colore.

Condé Nast chiude Vogue Bambini

Il Black Issue è stato il pioniere della Black Fashion.

Fotografate da Steven Meisel, Naomi, Liya, Sessilee e Jourdan interpretano la black fashion in tutto il suo splendore, nei colori vivaci, nel make up studiato, nelle forme che valorizzano corpi nuovi, perfetti e muscolosi, con caratteristiche assolutamente peculiari.

Oggi, quasi 10 anni dopo, è facile pensare a bellezze come la deliziosa Kerry Washington, la ex FLOTUS Michelle Obama, Beyoncé Knowles e riconoscere a colpo sicuro uno styling studiato nei minimi dettagli per valorizzare volti e corpi di colore.

Nel 2008 Franca fu una pioniera.

Due anni dopo, nel 2010, appena un anno dopo il debutto di TheBlodeSalad.com di Chiara Ferragni, è ancora Franca Sozzani a volere e dare alla luce Vogue.it

Era una visionaria, Franca Sozzani, consapevole del passato, profonda conoscitrice del linguaggio, e con un occhio attento e pragmatico rivolto sempre verso il futuro.

Come è possibile che da qui arriviamo al fatto del giorno? Perchè Condé Nast chiude Vogue Bambini e le altre testate?

A Franca Sozzani succede l’anno scorso Emanuele Farneti.

Emanuele Farneti è figlio d’arte. Sua madre è la giornalista Chiara Beria di Argentine. Laureato in legge all’Univesità degli Studi di Milano, ha avuto una carriera lampo come direttore di testate di molti settori diversi. Creatore della rivista Icon, per il gruppo Panorama, dirige poi Flair e, per Condé Nast Ad e GQ. E’ un uomo di legge e di marketing. E’ un italiano contemporaneo, che calza alla perfezione la definizione di Montanelli.

Non guarda indietro, forse non si spinge neanche troppo avanti.

E’ un manager prudente, ben calato nel tempo presente, non troppo consapevole forse del passato glorioso in cui consistono le fondamenta di Vogue.

E’ quasi un manifesto programmatico il primo numero di Vogue che vede la luce sotto la sua direzione. Non spende parole, ancor meno pagine, nella commemorazione della grande Franca Sozzani, suo predecessore.

Si tratta di una grande occasione mancata, secondo alcuni, di doppiare il successo planetario del numero speciale “Black issue” di tanti anni prima.

Tutti gli appassionati e gli esperti di moda attendevano un numero speciale dedicato a Franca Sozzani.

Condé Nast chiude Vogue

Condé Nast chiude Vogue Bambini

Emanuele Farneti però vive il presente, non il passato, che non rimpiange. Il 6 luglio dello scorso anno indirizza la sua prima lettera aperta da Direttore di Vogue al ministro Franceschini sul Turismo gay friendly. La potete leggere per intero qui.

E’ ironico come, un anno dopo, questo accorato appello sia evidentemente inascoltato, visti i recenti fatti in Calabria, dove una coppia gay si è vista cancellare la prenotazione in un bed & breakfast dove aveva regolarmente prenotato le vacanze via booking.com, con buona pace del Direttore di Vogue, che stavolta non si è espresso.

Aveva ben altre gatte da pelare!

Stando al quotidiano Lettera 43, Condé Nast chiude Vogue Bambini e tutte le altre testate della galassia Vogue.

Questo provvedimento non riguarda naturalmente la testata principale, diretta da Emanuele Farneti. Dopo a chiusura di Wired, ora disponibile solo online, e di myself, l’universo Vogue implode.

Ai giornalisti, tanti, tantissimi, sarebbero state offerte ben 40 mensilità, in caso di rassegna spontanea delle dimissioni. E’ la buonuscita più alta mai vista nella storia dell’editoria italiana.

Allo stesso tempo, è la fine di un’era. Giampaolo Grandi, AD del gruppo, evidentemente pensa ad una ulteriore epurazione, dopo la chiusura della finestra. Un’epurazione che ha già avuto luogo, quando Giuliana Parabiago, già direttrice di Vogue Bambini, tra gli altri, si è vista congedata dalla sera alla mattina, senza tanti complimenti.

Condé Nast chiude Vogue Bambini

Nel silenzio della stampa e dell’editoria tradizionale, Condé Nast chiude Vogue Bambini

E’ dai social network, da Facebook in particolare, che arrivano i commenti più accorati. Prendendo tuttavia le distanze da un certo livore, che traspare da queste righe dolorose. Ecco qui di seguito il post pubblicato ieri sul suo profilo facebook da Elisa Motterle, già giornalista per il gruppo Condé Nast, in modo pubblico. Puoi vederla in originale qui.

Non abbiamo gli strumenti e fonti sufficientemente attendibili per verificare quanto la gestione delle varie testate sia stata valida o no. C’è però un “sentito dire”, forte e chiaro tuttavia, che trova riscontro anche nel celeberrimo romanzo “Il Diavolo veste Prada” e nel film successivo,

“Dovevano essere parecchio pidocchiose quelle giacche!”

Così commenta l’AD del Gruppo editoriale di “Runaway”, in ascensore con un favoloso Stanley Tucci, un servizio intero sui capi spalla gettato via e rifatto da capo.

Lauren Weisberger nel romanzo si spinge anche più in là. Dedica diversi paragrafi alla descrizione di un mondo in cui si può ottenere di tutto, usando solo l’influenza della testata. Passaggi in limousine, libri non ancora pubblicati e tonnellate di vestiti e accessori sono a disposizione di chi semplicemente li chieda, nella redazione di Runaway.

In cerca di risposte competenti, comunque, ci siamo rivolte al Professor Spiros Stella, già docente di Marketing della Moda all’Istituto Polimoda, ora presso il prestigioso Istituto Europeo di Design Moda e Arti Visive.

Condè Nast chiude Vogue Spiros StellaProf. Spiros Stella,  docente di Marketing della Moda presso I.E.D.

Il Professor Stella ci regala una lezione di Marketing che noi adesso condividiamo con te.

“Credo che sia semplicemente il maturare dei tempi, che ci porta ad assistere oggi alla chiusura di un colosso come Vogue. E’ la morte annunciata di tutta l’editoria cartacea. Sono tra i primi ad ammettere che io stesso non compro quasi più riviste o giornali. Spulcio online quello che è gratuito e mi abbono, sempre online, alle testate che mi interessano.

Le testate online non hanno bisogno di una gran quantità di personale. So che a Fiammisday, oltre ai fotografi, lavorate in tre, incluso il Direttore Editoriale Simona Mazzei. La redazione di “TheBlondeSalad” di Chiara Ferragni credo sia composta in tutto di 12 persone. Questo piccolo gruppo fattura quasi 10 milioni di Euro l’anno.

I colossi come Vogue, a fronte di investimenti ingenti, perdono inserzionisti. Sempre più aziende preferiscono investire online.”

Condé Nast chiude l’universo Vogue

Stella continua:

“La parola magica è “Brand Awareness”. E’ la conoscenza ed il prestigio del Marchio. Un’azienda indipendente, con una forte Brand Awareness, si nutre del suo stesso prestigio. Più il Brand Awareness è alto, più riesce a controllare il successo delle sue collezioni.

Le riviste come Vogue sostengono il Brand Awareness dei propri inserzionisti. Questo avviene naturalmente nelle pagine pubblicitarie. E’ un segreto di Pulcinella tuttavia che sia vero anche per i redazionali. E’ un circolo perverso per cui le riviste settoriali servono al brand, che però controllano le aziende a loro piacimento.

Gli opinion leaders  possono esaltare un marchio ed accompagnarlo al successo, oppure seppellirlo, a seconda di come viene gestito da un punto di vista meramente editoriale.

Vogue non è un critico asettico, ma si nutre della sua capacità di influenzare il mercato.”

Qui è difficile non ricordare una specifica scena di “Il Diavolo Veste Prada” a proposito del golfino ceruleo. Potete rivederla qui.

Condé Nast chiude Vogue

Il Professor Stella continua, parlando dei Blog e del mondo di Internet.

“Aziende come Gucci e Armani non hanno bisogno di Vogue. La brand awareness di queste aziende è così solida che la loro forza non passa necessariamente attraverso Vogue. Semmai si impone attraverso canali diversi.

Condé Nast chiude Vogue Bambini perchè gli influencer e i fashion blogger sono più pregnanti”. Dice Stella.

E questo nonostante io sia convinta che i due mondi avrebbero tranquillamente potuto convivere. Te l’ho scritto e affermato mostrandoti con orgoglio la mia collaborazione con Collezioni. Ricordi?

blogger di moda bambini e giornalista

Condé Nast chiude Vogue Bambini.

Continua il Prof. Stella;

“Il Marketing si compone di 4 fondamentali elementi, le 4 P:

  • Prodotto.
  • Prezzo.
  • Placement.
  • Pubblicità.

A questi quattro, nel mondo della Moda si aggiunge il Timing.

La stessa azienda moda ormai è velocissima, come il mondo online. Alcuni brand propongono la solita collezione bi-annuale (Fall-Winter e Spring Summer). Queste collezioni principali vengono intervallate da Refresh (le collezioni Resort) che integrano la principale, entrando nella coda di una ricerca che già si impone. Si deve imporre.

Altre aziende arrivano a proporre anche 10/12 collezioni l’anno. Ormai assistiamo all’instant fashion. La moda si nutre dell’istante, della novità, cercando anzi di anticipare i tempi. L’azienda moda, a livello di ricerca, ha bisogno di enormi investimenti.

Questo significa che le aziende che vogliono migliorare la propria Brand Awareness cercano soluzioni alternative.

Vogliono un altissimo rendimento a livello di immagine, ma con investimenti diversi, da quelli tradizionali, dove una sola pagina di pubblicità su una rivista cartacea di moda può costare diverse migliaia di Euro. Con questo importante investimento tuttavia si raggiunge ormai una fetta esigua di mercato.

La tesi finale che assegno sempre ai miei studenti è un fashion Plan, per esempio la Brand Extension di un marchio. Sempre i ragazzi propongono nel piano la creazione di un evento.

Un esempio calzante è Peuterey. Collaborando anche con un brand di un settore diverso, la Piaggio, e con la collaborazione di Luisa Via Roma, una capsule di Peuterey è stata proposta con colori in abbinamento a Vespa. Sono stati organizzati a Firenze e a Milano due eventi di presentazione che hanno avuto un grande successo. Erano presenti bloggers e influencers. Le foto dell’evento e dei capi spalla coordinati alle Vespa hanno fatto il giro del web, tra Instagram e Facebook, in tempo reale.

Il passaparola però non è certo passato da Vogue, ma dagli influencers. Il marketer ha trovato quindi nuove soluzioni.

In TV la moda non c’è più. La pubblicità viene mirata. Vogue non è più un influencer. Il nuovo Vogue sono i blog, Instagram è Facebook.”

C’è da rimanere senza fiato. Il cambiamento epocale annunciato è già avvenuto.

Ecco quindi che Condè Nast chiude Vogue Bambini e tutte le altre sue testate, salvo quella diretta da Emanuele Farneti.

Condé Nast chiude Vogue

Ma non finisce qui, il Professor Stella prosegue.

“L’evoluzione ulteriore è sulla distribuzione. Si è svegliato l’e-commerce. I cinesi comprano al 70% via internet. Il titolare di Ali Baba è l’uomo più ricco della Cina. Su un territorio così vasto, infatti, con un immenso potere di acquisto, non è tuttavia detto di avere a portata di mano il punto vendita che serve al momento.

Le aziende investono quindi sulla vendita online. Luisa Via Roma ha fatto scuola.

Oggi, tutti i prodotti LVMH  sono disponibili sulla loro piattaforma online, lanciata due mesi fa.

Da un blog o da Instagram si possono mettere i link diretti per l’acquisto, azzerando i tempi di riflessione del consumatore. La difficoltà nel reperimento del colore o della taglia sono annullate.

C’è un’evoluzione in corso terrificante. Le leggi del marketing vengono riscritte giorno per giorno.

Condé Nast chiude Vogue Bambini

Va detto tuttavia che i marchi di prestigio non rinunciano del tutto alla campagna pubblicitaria classica.

Pensiamo alla campagna felliniana con Matthew McConaughey e Scarlett Johansoon per Dolce & Gabbana. Si è usato un canale tradizionale, la TV, ma per un prodotto secondario per Dolce & Gabbana.

Il profumo lo può acquistare chiunque, e la campagna televisiva infatti spara nel mucchio.

L’azienda in cerca di una comunicazione più mirata sceglierà altre vie. Vie che non sono più quelle tradizionali. TV e riviste, ma sono quelle dell’Instant messaging, naturale alleato dell’Instant Fashion. Ecco perché Condé Nast chiude Vogue Bambini e tutte le altre testate”.

Ringraziamo il professor Stella. Lui che ci saluta con una frase da Internauta navigato: “Linkami quando esce l’articolo che lo leggo volentieri!”

Condé Nast chiude Vogue Bambini. Ci sentiamo tutte un po’ più sole e spaesate.

Ci restano le lezioni dei grandi giornalisti di Moda, come Franca Sozzani e la consolazione della consapevolezza che, da Fiammisday, almeno ti avevamo salutata. Ricordi? Proprio qui.

Franca ancora ciao, questa è la tua copertina, a modo nostro.

Conde Nast chiude Vogue

 

4 Commenti
  1. Assistiamo davvero ad un cambiamento epocale.
    Vogue Bambini chiude, il primo grande Concept Store Colette Parigi chiuderà il 20 Dicembre.
    Brands storici che cambiano nome ( VLTN ).
    Anche se si dice ci sia bisogno di novità, cambiamenti, e d’altronde la moda non è che lo specchio della società.
    A me però fa tristezza ugualmente.

    1. Un po’ anche a noi, ma ne prendiamo atto e credo sia davvero stata “la cronaca di una morte annunciata”. Un bacio

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